Il bruxismo consiste nel serrare e stringere i denti (digrignare) in modo ripetuto prevalentemente di notte, ma anche di giorno o per tutto l’arco della giornata, con un’intensità anomala. Le arcate dentarie normalmente non si dovrebbero mai toccare, perché la mandibola, come tutto il resto del corpo, è soggetta alla legge di gravità e in fase di riposo dovrebbe rimanere leggermente piegata verso il basso, tenendo in tal modo i denti discosti. In condizioni normali i denti si incontrano complessivamente solo tra i 6 e i 12 minuti nelle 24 ore, durante la fase terminale della deglutizione, che avviene tra le 600 e le 1.200 volte e dura solo qualche millesimo di secondo. I denti non si toccano neanche quando mangiamo, perché nella bocca è presente il bolo alimentare.
Il bruxismo può manifestarsi in modi differenti: alcune persone stringono i denti, senza associare a tale attività altri movimenti (clenching); altri muovono la mandibola in senso orizzontale producendo uno sfregamento (grinding); altri ancora aprono e chiudono ripetutamente la bocca facendo battere i denti (tapping).
Questa contrazione involontaria della muscolatura masticatoria, definita “parafunzione” perché comporta un’anomalia di utilizzo di una parte del corpo, provoca emicranie o cefalee, rumori articolari, limitazioni del movimento mandibolare, dolore a viso, collo, spalle e torace, muscoli del viso affaticati o ingrossati, sonno disturbato e sensazione di stanchezza al risveglio, usura dentale e paradontopatia. Spesso sono presenti anche sintomi legati al sistema nervoso autonomo, come sudorazione, diminuzione della libido o tachicardia e palpitazioni notturne.
Le cause del bruxismo non sono note ma, secondo alcune ricerche, il dormire a pancia in giù o su di un fianco, facendo gravare il peso di parte del corpo su di un lato, sbilancia la mandibola, normalmente centrata, bilanciata, con i muscoli rilassati e i denti non a contatto. Conseguentemente i denti si trovano a spingere contro gli antagonisti ad ogni deglutizione inconscia, in occlusione laterale forzata, per favorire la ricentratura mandibolare da parte dei muscoli masticatori. Ma, soprattutto, sono le condizioni di elevata tensione emotiva, di nervosismo o stati d’ansia generalizzata che possono favorire episodi di bruxismo.
L’intervento della Psicologia Psicosomatica, considerando il contesto di vita della persona (lavorativo, familiare e le relazioni sociali), mira a comprendere l’eventuale influenza di diversi stressor nello scatenamento dei sintomi. Contestualmente, l’intervento potrà incentrarsi sul corpo, con l’impiego di test kinesiologici e naturopatici per indagare lo stato fisico dal punto di vista della diffusione dell’energia o attraverso un modello interpretativo dei sintomi corporei come la Medicina Tradizionale Cinese, per verificare la regolazione degli organi e la reattività muscolare, accertando l’eventuale collegamento tra equilibrio del corpo e insorgenza del sintomo. Per ridurre gli effetti negativi dello stress, sia fisico che psichico, potranno essere impiegate tecniche di Manipolazione Cranio-Sacrale che stimolano i fisiologici meccanismi di autoguarigione del corpo. Infine, trovare uno spazio in cui esprimere e analizzare le emozioni provate in relazione al disturbo, anche aiutandosi con quanto emerso dai test eseguiti, può essere già di per sé terapeutico e risultare fondamentale per una maggior comprensione del fenomeno.
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