Le pubblicazioni di Goleman hanno diffuso e reso nota la definizione di intelligenza emotiva, ma il modello più interessante è quello proposto nel 1990 da John Mayer e Peter Salovay che descrive il costrutto “intelligenza emozionale” come la “capacità di monitorare le proprie ed altrui emozioni, di differenziarle, di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni”.
Bar-On nel 1997 ha poi esteso il modello includendo l’adattabilità, le capacità di gestire lo stress, l’intelligenza intrapersonale e interpersonale proposte da Gardner nel 1983 con la sua teoria delle “intelligenze multiple“: quella intrapersonale come capacità di accedere alla propria vita affettiva, quella interpersonale come capacità di massima empatia per comprendere le emozioni e le intenzioni degli altri.
Le scoperte recenti delle neuroscienze hanno ampliato la conoscenza descrivendo il funzionamento del “cervello emotivo”. Le Doux nel 1996 ha dimostrato che i sentimenti soggettivi e le attivazioni degli stati emotivi sono prodotti di un sistema basilare di elaborazione dal talamo all’amigdala, che opera indipendentemente e al di fuori dell’esperienza cosciente.
Il modello da noi proposto si basa sulla nostra ricerca clinica che evidenzia l’importanza di una terza intelligenza, oltre a quella razionale ed emozionale, che è l’intelligenza del corpo. Per questo il nostro modello formativo esplora le caratteristiche e le interconnessioni di queste tre dimensioni dell’intelligenza, evidenziandone le relazioni di interdipendenza tipiche di un sistema a rete. Le nostre proposte formative conducono i partecipanti ad acquisire consapevolezza di come nel “proprio sistema personale” interagiscono queste tre dimensioni, come si manifestano a livello percettivo e come integrarle positivamente, al fine di ottimizzare le proprie risorse e potenziare le performance personali e professionali.
La metodologia formativa chiede il coinvolgimento diretto dei partecipanti, a livello intellettivo, emotivo e corporeo, alla ricerca della propria soggettiva dimensione ottimale di “ascolto e autoconsapevolezza“, strumenti di base per accedere alla intelligenza emotiva nelle due dimensioni intrapersonale ed interpersonale. Esercitazioni individuali e di gruppo, momenti di confronto e comprensione, finestre informative, guidano i partecipanti a riconoscere le proprie reazioni emozionali e corporee, ed a sensibilizzarsi nelle dinamiche relazionali ai vissuti emotivi degli interlocutori o di un gruppo di lavoro.
Il primo obiettivo di questi percorsi è superare il timore delle emozioni quale fattore negativo che danneggia l’obiettività e la lucidità necessarie alla decisionalità razionale, o che impediscono un’efficace comunicazione tra i membri di un gruppo di lavoro o l’efficienza delle relazioni all’interno di un’organizzazione. Il secondo passo è verificare l’utilità di saper vivere e riconoscere le emozioni e di utilizzarle come uno dei nostri principali strumenti di adattamento all’ambiente: sia per garantire l’equilibrio tra realtà interna e realtà esterna, che si traduce in benessere personale e interpersonale; sia come strumento conoscitivo che ci guida nei processi di significazione degli eventi ambientali e quindi nei processi decisionali.
In sintesi possiamo individuare 4 aree principali di abilità riprese dal modello di Mayer e Salovay: percepire, valutare ed esprimere le emozioni; accedere o generare emozioni per facilitare i processi di pensiero; comprendere le emozioni e la conoscenza emozionale; regolare le emozioni per promuovere la crescita emozionale ed intellettuale.
A questo possiamo aggiungere altre due aree del nostro modello: acquisire capacità di ascolto del proprio corpo, quindi percepire e riconoscere i segnali fisiologici, integrare e ottimizzare le performance; sviluppare empatia, nel senso di comprendere i sentimenti e le emozioni altrui, riconoscere e valorizzare le diversità, orientare il proprio stile comunicativo.
Particolarmente innovativo è il programma che l’Istituto ha messo a punto integrando le conoscenze scientifiche di cui sopra con le esperienza proposte dall’Istituto Three in One Concepts, fondato nel 1976 in California da Gordon Stokes, che offre ottimi strumenti pratici nell’ampio e articolato Sistema noto internazionalmente con il nome di One Brain. Il Sistema verte sul Barometro Comportamentale, uno strumento eccezionale che permette di leggere la nostra mappa emozionale e di orientarci nella ricerca dei punti ciechi del nostro sviluppo emozionale, relazionale, intellettivo, somatico, reattivo, ecc.
Le tecniche proposte permettono di accedere e lavorare sul Sistema di Credenze, costruito attraverso le varie situazioni traumatiche della nostra vita e custodito dalle funzioni dell’Area Comune Integrativa situata nel lobo temporale dell’emisfero cerebrale dominante, che modella i nostri comportamenti impedendoci di essere totalmente presenti nelle nostre scelte. Attraverso una raffinata metodologia di bio-feed-back corporei, il Sistema ci consente di accedere a quelle memorie traumatiche che cristallizzano il nostro comportamento attuale e la nostra progettualità, al fine di liberare al massimo le nostre potenzialità e rinnovare la nostra capacità di scelta.