La dipendenza da alcool (altrimenti definita alcolismo) è una sindrome patologica determinata dall’assunzione acuta o cronica di grandi quantità di alcool. Può colpire gli adolescenti come gli adulti, le donne come gli uomini e non vi sono differenze significative tra ceti sociali. Di fatto l’alcool è la droga più diffusa: è facile da reperire, costa poco ed è socialmente accettata.
I meccanismi alla base dell’alcolismo sono incerti, tuttavia, i fattori di rischio includono l’ambiente sociale, lo stress, la salute mentale, la predisposizione genetica, l’età, l’etnia e il sesso.
Dal punto di vista biologico, l’abuso a lungo termine di alcool può produrre cambiamenti fisiologici nel cervello e manifestazioni sintomatiche come insonnia, malattie cardiache, disfunzioni sessuali, carenze nutrizionali e disturbi gastrointestinali (es. cirrosi epatica, pancreatite, epilessia, polineuropatia); queste complicanze possono portare ad un esito più o meno fatale.
L’abuso di alcool può essere inoltre causa di sintomi psicologici/psichiatrici come ansia, depressione, disturbo bipolare, iperattività, sindrome da deficit dell’attenzione, psicosi, stati confusionali, questi ultimi potrebbero portare ad un’errata diagnosi di schizofrenia. Anche gli attacchi di panico possono presentarsi o aumentare nei soggetti dediti all’alcool; potrebbero inoltre presentarsi problemi cognitivi come la demenza.
Per quanto riguarda le conseguenze sociali, l’abuso di alcool è associato ad un aumentato rischio di commettere reati, compresi gli abusi sui minori, violenze domestiche, stupro, furti e aggressioni. L’alcolismo porta spesso alla perdita del proprio posto di lavoro, con possibili e conseguenti problemi finanziari. Il comportamento di un alcolizzato può avere un impatto profondo in coloro che gli stanno vicino, può quindi ritrovarsi isolato dalla famiglia (a causa ad esempio di conflitti coniugali o divorzi) e dagli amici.
Secondo il Modello Psicosomatico Integrato, qualunque condizione di dipendenza, compresa quella da alcool, non necessariamente va letta come una condizione disadattiva da cui l’alcolista deve essere sottratto il prima possibile ma può essere vista come una soluzione con la quale il soggetto è riuscito in qualche modo a fronteggiare la sua angoscia, il suo dolore psichico; si tratta, prima di tutto, di capire se tale soluzione può essere interrogata e messa in discussione (vedi articolo di Graziano Senzolo). Spesso tale dipendenza maschera una forte difficoltà a riconoscersi, un sentimento di paura nei confronti della vita, una mancanza di fiducia nelle proprie capacità, che fa sì che la persona non si senta all’altezza di piacere e piacersi e cerchi nell’alcool un alleato, ma soprattutto un antidolorifico.
Da un punto di vista biochimico, infatti, ogni sostanza alcolica ha un effetto anestetico e analgesico: attenua il dolore, fisico e psichico e, di conseguenza, anche l’angoscia. Prima della dipendenza, quindi, esiste la paura, l’ansia, il tormento e, a volte, la disperazione: l’alcool assume la funzione di farmaco, impedisce di sentire il dolore, altera la mente, cambia lo stato di coscienza, per cui dopo ogni assunzione ci si sente più leggeri, più forti, più disinibiti, più capaci, più accettati. Il tonfo successivo ad ogni sbornia è, però, ogni volta più forte e devastante e costringe ad aumentare ritmi e dosi per tenere a bada le proprie paure interiori e continuare a negare la realtà.
Per far fronte alla dipendenza da alcool, si deve quindi cercare innanzitutto di analizzare il contesto di vita del soggetto alcolista, per capire come intervenire; inoltre, bisogna tener presente che se la persona ha scelto la via della dipendenza per fronteggiare la sua angoscia, non è così scontato che la prima cosa da fare sia toglierla da lì. Risulta, quindi prioritario, con tutti i soggetti dipendenti (alcool, droghe, gioco d’azzardo, ecc.), creare una relazione terapeutica che funzioni da luogo in cui poter progressivamente capire la propria posizione, individuarsi progressivamente e coltivare la propria soggettività, potendo contare su un Altro che è in grado di stare nella relazione; solo in tal modo la dipendenza da sostanza potrà progressivamente modificarsi e trasformarsi in una dipendenza da relazione, che è un obiettivo importante del lavoro con questi pazienti. Un altro aspetto importante è aiutare il paziente ad articolare maggiormente i propri vissuti emotivi, che spesso vengono negati con l’alcool, dando luogo però, come abbiamo detto, a tutta una serie di problematiche nel corpo, aiutandolo a uscire progressivamente da una condizione di confusione somato-psichica e imparando a costruire dei link mente-corpo in grado di facilitare un’elaborazione cognitiva dei vissuti emotivi e somatici. A tale scopo, può essere utile, in alcuni casi, impostare un lavoro sul corpo per facilitare questo passaggio, servendosi di tecniche che lavorano proprio in questa direzione (es. Sistema One-Brain, tecniche di Rilascio Somato-Emozionale, Medicina Tradizionale Cinese).
________________________________________________________________________________________
La nostra équipe lavora in stretta sinergia garantendo al cliente una riflessione a 360° su diversi livelli (personali, famigliari, relazionali, ambientali e corporei); costituendo un lavoro di rete fra psicologi e altri professionisti dell’aiuto, che, di volta in volta, chiarisce i rischi e le opportunità rispetto a ciascun intervento, tenendo conto delle diverse prospettive.
Informazioni e prenotazioni
Telefono
Milano: +39 02 89546337 / +39 02 89504159 / +39 334 7807325
Gallarate: +39 393 2960394
Bergamo: +39 348 5452935
Saronno: +39 379 1398435
Senago: +39 328 3677142
Monza: +39 351 6818298
segreteria@psicosomaticaintegrata.it
oppure